Se vi guardate intorno e vedete una gran quantità di foto e video di persone con orecchie da cane, coroncine di fiori, musetti da conigli, occhi giganti, arcobaleni e volete capirci di più, questo è il post giusto.

Parliamo di Snapchat.

Fondato nel 2011 da Bobby Murphy e Evan Spiegel, è una chat 2.0: permette di inviare messaggi e note audio, fare chiamate e videochiamate, ma soprattutto condividere foto e video. È molto facile ed intuitivo e qui potete trovare un tutorial se pensate di voler iniziare a snappare ma non sapete proprio da dove partire.

Un po’ di numeri per capire se ne vale la pena?

Giusto un anno fa sono stati superati i 10 miliardi di video visualizzati, vengono condivise 8796 foto al secondo e servirebbero 10 anni per vedere tutte quelle caricate solamente in un’ora (divertirvi a vedere i numeri live).

Cifre importanti ed in continua crescita. Gli utenti attivi nel mondo sono 200 milioni (1 milione entro il 2017 in Italia), di cui il 70% sono donne e il 30% ha tra i 16 e i 24 anni.

A cosa deve la sua fortuna? La spontaneità.

È inutile preoccuparsi di fare lo snap perfetto, perché il ciclo vitale di tutti i contenuti è piuttosto breve (al massimo, 24 ore): condiviso, visualizzato, scomparso e ogni eventuale screenshot di un contenuto viene notificato.

Quello che succede su Snapchat, (non) rimane su Snapchat.

Funziona per le aziende?

Ovviamente, ma ci sono delle cose da tenere a mente.

  • È il social dei Millenials (per ora): se i giovanissimi sono o potrebbero essere il vostro target, è perfetto.
  • Si basa sull’informalità: il rapporto con gli utenti è veloce e diretto, quindi la comunicazione deve essere il più personale possibile e non troppo studiata.
  • L’user engagement è fondamentale: va sfruttato al meglio ogni secondo con contenuti creativi e attraenti, perché il pubblico sa che scompariranno e quindi è molto attento.

Come mettere tutto insieme?

Sfruttando a proprio favore la temporaneità degli snap, quindi con “dietro le quinte” del brand, teaser, concorsi e contest (come hanno fatto H&M e Lacoste), af-fidandosi agli influencer (vedi Taco Bell e Miller), creando geofiltri – una delle chicche di Snapchat – e promuovendo il proprio profilo sugli altri social, dato che l’unico modo per poterlo seguire è fornire l’username preciso o lo snapcode.

Possiamo dire che è il futuro? Forse.

Sicuramente già da ora sta condizionando le scelte di casa Zuckerberg, ma solo il tempo potrà darci delle risposte.

Intanto non pensiamoci, it’s a snap!